Lui, lei, l’altra. Dove l’altra è la Pineta di Castelfusano, il posto in cui Massimo Stano e Antonella Palmisano hanno costruito la lunga marcia verso la medaglia d’oro olimpica di Sapporo del 2021 seguendo le indicazioni del loro allenatore Patrick Parcesepe. Dietro ogni medaglia c’è un lungo, minuzioso allenamento, un mattone dopo l’altro ci si allena a tutte le variabili che possono capitarti nel giorno della verità.
Per conoscerle e interrogarle, Antonella e Massimo sono andati in Giappone due anni prima per un periodo di “collaudo” provando il clima, le strade, le reazioni del loro corpo. Ma adesso non c’è più tempo per parlare del “prima”, del mal di schiena della Palmisano che l’aveva portata vicino alla resa a poche settimane dal viaggio verso i Giochi, dei libri e dei test di Stano per imparare il giapponese, poi utilizzato in gara, nel momento clou, per iniettare stupore nei pensieri dei padroni di casa suoi compagni di fuga.
Ora è il momento del “dopo”, della festa, del ritrovare i luoghi dove quei 20 chilometri sono cominciati. Al ritorno in Italia, ecco che i nomi dell’atleta delle Fiamme Gialle, di quello delle Fiamme Oro e del loro tecnico, sono diventati una festa di benvenuto grazie a una scritta sull’asfalto: “Ostia padrone delle 20 km di marcia olimpica. I lidensi ringraziano”. E sì, perché Ostia è stata la capitale di questo piccolo grande miracolo sportivo su quelle strade in cui la marcia femminile mosse i suoi primi passi grazie alla vittoria di una ragazza campionessa del mondo indoor nel 1985, Giuliana Salce, fra i primi a complimentarsi con i due trionfatori giapponesi.