LA CORSA DI MIGUEL PIU’ TENERA-SABATO A BERAZATEGUI

Prima la Corsa grande, sette chilometri e mezzo, passando per i luoghi dove Miguel si allenava, per esempio costeggiando il campo da golf di Ranelagh.
Poi la passeggiata per tutti e la fermata davanti a casa di Miguel dov’è stata tirata fuori un’enorme bandiera argentina. Miguel l’aveva in casa quel giorno maledetto, l’8 gennaio del 1978, quando fu rapito dai suoi sequestratori, una delle bande della dittatura di Videla. Gli chiesero: “perché hai una bandiera”. E lui rispose: “perché sono argentino”.

Hanno corso in mille.
Tanti i bambini delle Villas, le borgate, le favelas, meglio di Buenos Aires.
Un sacco di ragazzini con la Poderosa, l’associazione che lavora in questi territori difficili, complicati, a volte drammatici, seminando calcio, murgas (il carnevale) e iniziative come la Corsa di Miguel.
Poi un monumento. Splendido. Autore un artista plastico, un monumento di un corridore, anzi a un corridore. Raffigurava Miguel ma anche i tanti Miguel che ci sono stati e ci sono nel mondo.

Naturalmente non mancavano i “miguelisti” classici, dalla sorella Elvira al giornalista Pablo Llonto al corridore disabile Martin Sharples, vero trascinatore della folla podistica.
Non era un sabato facile. L’Argentina piangeva un ragazzo di 23 anni, attivista del Partido Obrero, ucciso da una pattuglia, una “patota” del sindacato ferroviario, una di quelle vicende che ti fa impazzire di rabbia. Il ragazzo si chiamava Mariano Ferreyra e naturalmente è stato ricordato anche dal palco di Miguel.
In Argentina ci sono ormai diverse Corse di Miguel. La prossima è a Tucuman, dove Miguel era nato ed era cresciuto fino a cercar fortuna a Buenos Aires con la sua valigia di cartone quando entrò in crisi l’industria della canna da zucchero. L’appuntamento è per il 5 dicembre.

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