Alice Milliat

Alice Milliat
e le Olimpiadi delle donne

 

Se oggi la presenza femminile nell’agonismo è realtà, lo dobbiamo alla forza visionaria e alla determinazione di Alice Milliat, atleta e dirigente sportiva francese che all’inizio del ‘900 sfidò le convenzioni della società e i vertici dello sport internazionale, organizzando vere e proprie “olimpiadi parallele” per le donne, allora escluse dalle più importanti competizioni ufficiali.

Nata Alice Million a Nantes il 5 maggio 1884, dopo anni di intenso studio, approda giovanissima nel Regno Unito per lavorare come istitutrice. Qui scopre il suo talento per il canottaggio, vincendo diverse competizioni d’esclusivo appannaggio maschile, come l’Audax Français, gara ideata nel 1904 da Henry Desgrange, padre del Tour de France.
Alla morte del marito, Alice comincia a viaggiare, cogliendo i profondi cambiamenti in atto nella società europea e americana, che ne accendono la passione civile. Tornata in Francia, alla fine della Prima Guerra Mondiale lancia la sua sfida per l’emancipazione femminile nello sport.

Madame Milliat e l’ingresso delle donne nello sport professionista, un impegno che parte da lontano. Le gare femminili, del tutto assenti alle prime Olimpiadi di Atene nel 1896, compaiono nelle edizioni successive ma rimangono molto marginali, con piccoli spazi solo nel tennis, golf, nuoto, tuffi. Le donne che praticano sport a quei tempi sono viste come fanatiche, selvagge, se non addirittura malate di mente. Oltre che vere scostumate.
Nel 1911, quando i diritti delle donne sono in gran parte ancora da conquistare, Alice Milliat entra nell’associazione Fémina Sport, che con spirito d’avanguardia promuove lo sport femminile nel campo dell’atletica e della danza, ma anche tornei di rugby, calcio e ciclismo che fanno scandalo. Successivamente, con la Societé Féminine du Sport, Alice continua a organizzare tornei di calcio, atletica leggera, hockey e basket, e a sfidare divieti e concessioni dell’epoca, che permettevano alle donne di praticare solo il tennis, il nuoto e il pattinaggio sul ghiaccio.

Nel 1919, Milliat chiede, inutilmente, alla Federazione Internazionale di Atletica Leggera (IAAF) di ammettere alle Olimpiadi le gare di atletica femminile. Alla notizia che il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) ha deciso di escludere le donne dai Giochi di Anversa del 1924, Alice passa all’azione. E insieme con Camille Blanc, direttrice dell’International Sporting Club de Monaco, nel 1921 organizza i primi Giochi Olimpici Femminili nei giardini del casinò di Monte Carlo. 77 atlete provenienti da Francia, Italia, Svizzera, Regno Unito e Norvegia, si contendono primati e medaglie davanti a un pubblico di alcune migliaia di persone. Alice ha compiuto un primo, timido passo verso l’uguaglianza di genere. Per tutta risposta, il presidente IAAF Sigfrid Edström, le proibisce l’uso del termine Olimpico per i suoi Giochi.

Per nulla scoraggiata, Milliat intanto ha fondato la Federazione Sportiva Femminile Internazionale, e l’anno dopo a Parigi inaugura la prima edizione dei Women’s World Games: atlete provenienti da venti paesi, tra cui Stati Uniti, Gran Bretagna, Svizzera, Cecoslovacchia e Francia gareggiano davanti a circa 20.000 persone riunite allo Stade Pershing nel Bois de Vincennes. Le medaglie vinte dalle atlete per il CIO non hanno valore, ma l’evento ha una portata mediatica enorme. È l’agosto del 1922 e tutto il mondo ne parla. Il New York Times dedica un articolo all’evento, titolando Women athletes in Paris. Quel termine, un neologismo per indicare una specie rara e ancora non identificata, viene tradotto in italiano come “atletesse”, e usato dai giornalisti dell’epoca con accezione sprezzante. Ma intanto l’argine è rotto e nell’opinione pubblica ormai spopola il paragone fra i Giochi Olimpici e i Women’s World Game (che vedranno altre tre edizioni a Göteborg nel 1926, a Praga nel 1930 e infine a Londra nel ’34).

Nel 1928 cinque gare di atletica femminile fanno il loro esordio nei Giochi Olimpici di Amsterdam. L’ostinazione di Alice Milliat ha aperto una breccia nell’embargo sessista creato dal barone Pierre de Coubertin intorno ai suoi Cinque Anelli. Ma è una guerra ancora lunga per “Madame Milliat”, una donna sola contro le più importanti istituzioni sportive internazionali che la denigrano, chiamandola “Suffragetta dello Sport”, convinti che la sua lotta sia solo lo svago passeggero di una “pasionaria” e “militante”.

Stufa dei continui attacchi, nel 1935 scrisse al CIO per chiedere di eliminare la partecipazione femminile dai Giochi, ché le donne avrebbero avuto i propri, con cadenza quadriennale, in tutte le discipline autorizzate dalla Fédération Sportive Féminine Internationale. Una provocazione di fronte alla quale i dirigenti sportivi si resero conto che ormai non potevano più ignorare la realtà dello sport femminile. E finalmente nel 1936 la IAAF integrò l’atletica femminile nei suoi vari programmi.

Tuttavia talune specialità, benché già praticate nei Women’s World Games verranno inserite nel programma olimpico solo gradualmente. È il caso degli 80 a ostacoli e del lancio del giavellotto (Los Angeles, 1932), nonché dei 200 m., del salto in lungo e del lancio del peso (Londra, 1948).

Una storia particolare è quella del mezzofondo femminile. Nonostante le prime due edizioni dei Giochi Mondiali Femminili avessero visto gare sui 1000m, alle Olimpiadi del 1928 fu inclusa solo una gara di 800m. Anche nelle gare maschili, i concorrenti arrivano al traguardo stanchi, se non addirittura sfiancati, ma il generale maschilismo del CIO dell’epoca ne dedusse che simili competizioni non erano adatte alla partecipazione femminile. E così, nonostante la gara si fosse tenuta regolarmente nei Giochi Mondiali Femminili del 1930 e del ’34, per ritrovare gli 800m nel programma femminile olimpico, si dovette attendere l’edizione di Roma ’60.

Nel ‘38 si inaugura anche la prima edizione dei campionati europei femminili di atletica, ma le gare si svolgeranno in contemporanea – e nella stessa sede – con quelle maschili solo dal 1946.

Soltanto dopo la sua morte, avvenuta nel più completo anonimato nel 1957, fu compresa l’importanza fondamentale di Alice Milliat per l’intera storia dello sport del ventesimo secolo. Fino all’ultimo fu fedele alla causa dell’emancipazione femminile e in particolare sostenne il diritto di voto per le donne, che in Francia venne introdotto solo nel 1944, a Liberazione avvenuta.

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